Ulteriori iniziative volte alla prevenzione e al contrasto del disagio giovanile
Presidente Meloni: Onorevole Roscani grazie per un quesito che mi consente di aprire con voi un tema che credo stia a cuore a ciascuno di noi, come quello delle giovani generazioni, e che certamente sta a cuore a me, che al mondo giovanile ho dedicato come si sa la gran parte del mio impegno politico.
Questo governo si è occupato con un approccio largo di dare risposte alle questioni che investono i giovani italiani. Poiché la materia è infinta, e investe quasi tutti i ministeri, è impossibile ripercorrere in tre minuti il lavoro che abbiamo fatto, ma approfitto per ricordare alcuni provvedimenti che abbiamo portato avanti particolarmente sul fronte del contrasto al disagio.
Penso al potenziamento del personale dei servizi sociali territoriali, su cui abbiamo investito circa 550 milioni di euro, con l’obiettivo di aiutare le famiglie ad affrontare le fragilità.
Ricordo la scelta di rendere il supporto psicologico un elemento strutturale del sistema scolastico e universitario, con risorse ad hoc che garantiscono stabilità e continuità. Così come l’impegno straordinario per combattere la droga e prevenire dipendenze, accompagnato da un investimento record, pari a circa 165 milioni di euro, che è circa il doppio di quanto disponibile negli anni precedenti.
Ma stiamo investendo anche su ciò che rende una comunità viva e coesa: educazione, sociale, sport, cultura, e spazi di ascolto. Con misure concrete, come gli oltre 375 milioni per aprire fino a 100 comunità per adolescenti, dove i ragazzi potranno fare sport e musica, ma anche ricevere supporto psicologico.
E poi il grande investimento che il Governo sta portando avanti per dare risposte ai territori più fragili e qui cito quello che chiamiamo il “modello Caivano”, che stiamo esportando in altre otto realtà, grazie a uno stanziamento di 180 milioni, ricordo anche il bando “Sport e Periferie” – con un investimento complessivo di 280 milioni di euro sulle infrastrutture sportive – e l’iniziativa “Sport Illumina”, che consentirà di realizzare altri 100 nuovi spazi di aggregazione nei prossimi mesi.
Però, colleghi, io penso che la materia sia molto, molto più ampia. E qui permettetemi di parlare più da madre che da Presidente del Consiglio.
Ma qui parlo da Presidente del Consiglio.
Diceva Papa Francesco che quella che stiamo vivendo non è solo “un’epoca di cambiamenti” ma un “cambiamento d’epoca”. Ho già detto che aveva ragione, e la rivoluzione più grande di questa epoca investe proprio i giovani. I nostri figli stanno crescendo in un mondo totalmente diverso da quello che noi abbiamo conosciuto. La nostra generazione è la prima che cresce figli completamente digitali. Non so a quanti capita di provare lo stesso sentimento, ma io a volte mi sento disarmata. Perché non sono certa di comprendere fino in fondo quali sono i rischi che mia figlia corre, come impatteranno i troppi, e troppo superficiali, stimoli che ha.
Mi spaventa vedere i più giovani insieme, nella stessa stanza, in silenzio, parlarsi attraverso le chat. Mi spaventa il fatto che quello schermo possa farli sentire al sicuro, mentre in realtà sembra che li renda un po’ più deboli. Mi spaventa, soprattutto, che noi potremmo capire troppo tardi cosa sta accadendo e penso che è un tema del quale sarebbe bello occuparci insieme. Anche perché ci sono ci sono fenomeni molto preoccupanti, come l’aumento delle tecnodipendenze, dei disturbi d’ansia e alimentari, del cyberbullismo, i casi di suicidio, i casi di suicidio ai quali non riusciamo a dare una risposta.
Qualche settimana fa ho ricevuto una lettera di una madre, Mirna, mamma single di una bella bambina, Dea, mi raccontava di sua figlia, che qualche mese fa, a 15 anni, si è tolta la vita, senza una spiegazione. Dea era una splendida ragazza, matura, brillante. Era tutto il mondo di sua madre, che ancora oggi non riesce a trovare un senso, una spiegazione a quello che è accaduto. Io penso che non sia facile per nessuno dare delle risposte chiare e certe a tutte queste domande, ma penso che, se non cominciamo a farci quelle domande, certamente non avremo quelle risposte.
Iniziative normative volte a garantire un’equa rappresentanza della comunità della Valle d’Aosta con riferimento alle elezioni del Parlamento europeo (Manes – MISTO-MIN.LING.);
Presidente Meloni: Com’è noto, il sistema elettorale per l’elezione del Parlamento europeo è disciplinato dalla legge 18/1979 e prevede la suddivisione del territorio nazionale in 5 circoscrizioni, ad ognuna delle quali viene assegnato un numero di seggi sulla base della popolazione residente. La Regione Valle d’Aosta – insieme a Piemonte, Liguria e Lombardia – rientra nella Circoscrizione Italia Nord-Occidentale, a cui sono assegnati 20 dei 76 seggi che spettano all’Italia. La ripartizione dei seggi avviene a livello di collegio unico nazionale su base proporzionale, tra le liste che superano lo sbarramento del 4%. I seggi attribuiti a ciascuna lista sono poi suddivisi tra le circoscrizioni elettorali in proporzione al numero dei voti. Il collegio unico nazionale e il numero dei seggi non aiutano i movimenti politici che hanno elettorati territorialmente concentrati, come sono ad esempio le liste rappresentative di minoranze linguistiche. Per favorire la rappresentatività, però, la legge consente alle liste delle minoranze di lingua francese della Valle d’Aosta, di lingua tedesca della Provincia autonoma di Bolzano e di lingua slovena del Friuli-Venezia Giulia il collegamento con altre liste di candidati. Ciascuna di queste liste può collegarsi con un’altra presentata da un partito o gruppo politico presente in tutte le circoscrizioni. È chiaramente una disposizione che consente alle liste collegate di essere considerate come un’unica lista per la ripartizione dei seggi, quindi con maggiori possibilità di eleggere i propri rappresentanti. Sempre ai fini del riparto – come lei ricordava, collega – i candidati delle liste sono disposti in un’unica graduatoria in base alle rispettive cifre individuali; nei limiti del numero di seggi spettanti al gruppo di liste, sono proclamati eletti i candidati che hanno ottenuto le cifre individuali più elevate. E dove nessuno dei candidati della lista di minoranza linguista risulti eletto, il candidato della lista stessa che abbia ottenuto almeno 50 mila preferenze ottiene l’ultimo posto spettante nella circoscrizione al gruppo di liste.
Chiaramente non sempre questo meccanismo – che richiede un numero alto, come lei ricordava, di preferenze e comunque la negoziazione politica per il collegamento ad un’altra lista – ha assicurato l’accesso al Parlamento europeo di esponenti delle minoranze linguistiche. Quindi lei pone una questione che a mio avviso è fondata, che però io credo doveroso rimettere al Parlamento, che è storicamente la sede più opportuna per valutare le modifiche alla legge elettorale. Posso dirle che siamo pronti a dare il nostro contributo, se necessario. Del resto, come mi pare sia ormai chiaro, questo Governo rivolge particolare attenzione delle istanze delle minoranze linguistiche, delle specificità delle autonomie speciali, del loro valore aggiunto per la coesione, per l’unità nazionale. La recente approvazione delle modifiche dello Statuto del Trentino-Alto Adige ne è una prova. Mi ero assunta un impegno durante le dichiarazioni programmatiche sulla fiducia, un impegno che abbiamo raggiunto grazie ad un lavoro condiviso con le espressioni delle autonomie locali e i Presidenti delle Province autonome.
Quindi la materia, a mio avviso, va affrontata in Parlamento, ma sicuramente siamo pronti a dare una mano.
Posizione del Governo italiano nei confronti del Primo ministro Netanyahu in relazione alla situazione a Gaza e in Cisgiordania e ai più recenti sviluppi
Presidente Meloni: Come sapete, sin dall’inizio del conflitto a Gaza, il Governo italiano è stato in prima fila tanto sul piano diplomatico quanto sul piano umanitario. Un ruolo che viene riconosciuto da tutti gli attori in campo.
L’Italia ha certamente svolto un ruolo di primo piano, intanto nel prestare assistenza umanitaria alla popolazione civile, concentrando i suoi interventi sulla sicurezza alimentare, in particolare attraverso Food for Gaza, l’iniziativa con la quale abbiamo già inviato oltre 110 tonnellate di aiuti alimentari e sanitari. Ancora pochi giorni fa, il Ministro degli Esteri ha chiamato il suo omologo israeliano per porre nuovamente la necessità di garantire l’accesso all’assistenza umanitaria alla popolazione palestinese, iniziativa della quale è stato prontamente informato il Primo Ministro Moustapha. Ricordo anche l’impegno del nostro Ministero della Difesa che ha messo a disposizione due elicotteri per il ponte aereo umanitario “Sky Hope” organizzato dal Re di Giordania. Nell’ultimo Cdm è stato prolungato lo stato di emergenza a Gaza e sono stati stanziati ulteriori fondi. Oggi abbiamo evacuato altre trentaquattro persone, tra cui quattordici bambini.
A questo impegno, che comunque vale la pena ricordare, sul versante umanitario si è affiancato un costante impegno a sostegno degli sforzi dei mediatori per porre fine al conflitto. Io in questi mesi, come si sa, ho a più riprese sentito il Primo Ministro Netanyahu. Sono state conversazioni spesso difficili, in cui ho sempre richiamato l’urgenza di trovare una strada per terminare le ostilità, la necessità di rispettare il diritto internazionale, il diritto internazionale umanitario. Una richiesta che rinnovo anche oggi a fronte di una situazione umanitaria a Gaza che non ho difficoltà a definire sempre più drammatica e ingiustificabile.
Non abbiamo condiviso diverse scelte, non condividiamo le recenti proposte del governo israeliano, e non abbiamo mancato di dirlo ai diretti interlocutori.
Consapevoli come siamo, però, che non è stato Israele a iniziare le ostilità, e che c’era un disegno – come ho detto varie volte – alla base dei disumani attacchi di Hamas e della crudeltà rivolta contro gli ostaggi. Quel disegno era un disegno che puntava all’isolamento, e questo non può non farci riflettere su quanto sarebbe pericoloso assecondare il disegno dei terroristi, che non si sono fatti scrupoli a sacrificare la vita sia di israeliani che di palestinesi, pur di perseguire i propri scopi.
Continueremo a impegnarci per una cessazione permanente delle ostilità. In questo quadro, credo che non ci debbano essere da parte nostra ambiguità nel pretendere che Hamas rilasci immediatamente gli ostaggi, deponga le armi, e nel dire che non c’è spazio per una presenza di Hamas nel futuro della Striscia e in un futuro Stato palestinese.
E ribadisco quanto ho già detto al Senato: sono convinta, sulla base delle numerose conversazioni che ho avuto in questi mesi con i leader della regione, che si possa lavorare a un quadro politico e di sicurezza regionale capace di porre fine al conflitto e aprire la strada a un processo che conduca alla soluzione dei due Stati. E resto convinta che per farlo occorra partire dal Piano di ricostruzione proposto dai Paesi arabi.
È verso questo obiettivo che il Governo continua a impegnarsi, lavorando con i leader della regione, con i nostri partner europei, con gli Stati Uniti. Lo faremo mantenendo con tutti un dialogo aperto, franco, se necessario anche critico.
Ed è esattamente per questo che non è nell’intenzione del governo italiano richiamare l’ambasciatore italiano in Israele.
Ulteriori iniziative a tutela delle forze dell’ordine e del comparto del soccorso pubblico
Presidente Meloni: Grazie collega Molinari per il quesito che mi consente di fare il punto sull’azione di governo a sostegno delle Forze dell’Ordine e dei Vigili del fuoco. Uomini e donne che sono al servizio del prossimo e della comunità nazionale, senza paura, se necessario, di rischiare la vita. Uomini e donne, come lei ricordava, che tuttavia a volte sono stati trattati come lavoratori di serie B, quando non addirittura insultati per il mestiere che facevano.
Ricordo che, quando ho convocato a Palazzo Chigi le rappresentanze sindacali del comparto difesa, sicurezza e soccorso pubblico sul rinnovo contrattuale, sono rimasta colpita da scoprire che ero il primo Presidente del Consiglio che si confrontava direttamente con chi rappresenta i nostri uomini e le donne in divisa. A me sembrava una cosa scontata, ma evidentemente non lo era.
Ed è forse un segnale anche della scarsa attenzione e della scarsa cura che la politica ha avuto, in passato, delle volte verso il comparto. In ogni caso, come si sa, la nostra è una scelta diversa. Ed è una scelta che raccontiamo con i fatti. In questi due anni e mezzo, non ci siamo limitati alle formule di rito, alle pacche sulle spalle – che per carità sono pure importanti – ma abbiamo sempre declinato il nostro impegno con scelte concrete.
Siamo partiti dalle priorità, ci siamo occupati di potenziare le dotazioni organiche. Abbiamo avviato un piano straordinario di assunzioni su base pluriennale, che ha permesso di assumere finora oltre 30 mila nuovi agenti, ripartiti nei vari corpi di polizia, e circa 5 mila nuovi vigili del fuoco.
Ci siamo occupati di garantire stipendi più dignitosi, stanziando un miliardo per il rinnovo del contratto scaduto nel 2021 e i fondi per i successivi due contratti. Il contratto è stato firmato lo scorso dicembre e prevede un aumento medio in busta paga tra i 100 e i 120 euro netti mensili. Il Governo ha dato massima attenzione al Corpo dei Vigili del fuoco, anche in termini di mezzi, oltre 4 mila, sta scrivendo il decreto legislativo per il riordino del Corpo.
Ma non ci siamo occupati delle condizioni di lavoro degli uomini e delle donne in divisa solo da punto di vista contrattuali. Ce ne siamo occupati da un punto di vista, se vogliamo, ancora più importante: quello, cioè, del rispetto che si deve a chi decide di indossare una divisa, di mettere a repentaglio la sua vita perché la nostra possa essere più sicura. Così, con orgoglio abbiamo inasprito le pene per chi aggredisce agenti, militari, vigili del fuoco e abbiamo previsto per loro una specifica tutela legale.
Coloro che dovessero essere indagati o imputati per fatti inerenti al servizio potranno continuare a lavorare e lo Stato sosterrà le loro spese legali, fino ad un massimo di 10 mila euro per ogni fase del procedimento. È una norma che io considero sacrosanta. E poi le bodycam, i taser per garantire l’incolumità degli agenti, migliorarne l’operatività.
Abbiamo introdotto queste norme di civiltà con quel disegno di legge sulla sicurezza che esponenti di altre forze politiche hanno definito un “attacco alla libertà”, ad esempio alla libertà di manifestare.
Ora, ci sarà sempre la libertà di protestare e di manifestare in questa Nazione, ma finché ci saremo noi al Governo non ci sarà la libertà di insultare o malmenare chi ha scelto di sacrificarsi per difendere le persone perbene.
Proseguiremo in questa direzione, e sono felice di annunciare che il Governo ha disposto l’invio di oltre 13.500 unità tra carabinieri, poliziotti e finanzieri per potenziare la sicurezza nei territori, ai quali si aggiungono circa 3 mila Vigili del fuoco.
Aiuteremo chi ci aiuta, collega Molinari, proteggeremo chi ci protegge e difenderemo chi ci difende. Perché è quello che fa uno Stato giusto e normale.
Ulteriori iniziative per la riforma del Green deal, al fine di coniugare la tutela ambientale con la competitività economica e produttiva (Barelli – FI-PPE);
Presidente Meloni: Colleghi, conoscete la posizione del governo in materia di Green Deal, perché anche io ho più volte denunciato in quest’aula quanto una visione eccessivamente ideologica della transizione verde si sia rivelata drammatica per la competitività europea. È un fatto, ed è talmente evidente che già da tempo la stessa Commissione Europea ha avviato diversi correttivi alle sue scelte, con un approccio più pragmatico, rispetto al passato, che l’Italia negli ultimi anni ha contribuito a imporre.
Sul piano generale, l’azione del Governo, per rendere più ragionevoli gli obiettivi del Green Deal, riguarda diversi settori strategici per l’industria. Penso alla siderurgia, alla chimica, all’energia.
Abbiamo presentato, insieme ad altri governi, non paper tematici sulla semplificazione normativa, sulla microelettronica, sulla revisione del CBAM, sullo spazio. Proposte su cui stiamo riscontrando un consenso crescente e su cui ci aspettiamo passi in avanti.
Il Governo sostiene pienamente gli sforzi della Commissione per una decisa semplificazione del quadro normativo del Green Deal, che sta prendendo forma nei “pacchetti omnibus” che hanno interessato, o interesseranno, proprio il regolamento CBAM, la Politica Agricola Comune, le normative sulla Due Diligence e altre.
Per quanto riguarda il comparto automotive, grazie anche all’impegno italiano sono state di fatto sospese le multe ai produttori di auto (anche se, purtroppo, non ancora a quelli di veicoli pesanti), con l’obiettivo di interrompere quella assurda spirale che negli ultimi mesi ha visto chiudere stabilimenti produttivi o comprare “quote verdi” dai principali competitor cinesi e americani pur di non ricadere nel perimetro delle sanzioni. L’emblema del fallimento delle politiche dell’ex commissario Timmermans, un monumento alla desertificazione industriale di cui qualcuno dovrà prima o poi rendere conto.
Abbiamo inoltre ottenuto l’anticipo alla seconda parte del 2025 della revisione dell’intero Regolamento sui veicoli leggeri. In quella sede – sulla scorta del non paper promosso da Italia e Repubblica Ceca e sostenuto da altri 15 governi – punteremo a riaffermare il principio di neutralità tecnologica, aprendo così a tutti i carburanti alternativi che possono contribuire alla decarbonizzazione del settore. Continuiamo a ritenere sbagliato – sul piano industriale e geopolitico – perseguire unicamente la transizione verso l’elettrico, le cui filiere oggi sono in larga parte controllate dalla Cina.
Siamo sempre meno soli in queste battaglie. Nel marzo scorso siamo riusciti ad inserire per la prima volta il principio della neutralità tecnologica nelle Conclusioni del Consiglio Europeo e ora, con l’avvio del mandato del Cancelliere Merz, abbiamo già iniziato a confrontarci su come Italia e Germania, le due principali potenze manifatturiere d’Europa, possano insieme dare un contributo concreto al rilancio della nostra base industriale, e in primis del settore dell’auto. È un dialogo già avviato sul quale sono molto fiduciosa.
È chiaro a tutti, ormai, che in una fase di instabilità dei mercati internazionali è a maggior ragione fondamentale rimuovere i “dazi interni” che minano la competitività europea, e che è tempo di invertire la rotta in modo deciso. È certamente chiaro a noi, perché è quello che chiedono le imprese e i nostri lavoratori, e perché è quello che i cittadini europei hanno ribadito con il loro voto ormai quasi un anno fa.
Iniziative in ordine alle criticità relative alla competitività del sistema produttivo, con particolare riguardo alla questione energetica e al potenziamento del sistema degli incentivi (Richetti – AZ-PER-RE);
Presidente Meloni: Grazie Onorevole Richetti, procedo per punti.
Costo dell’energia. Purtroppo, anche nel 2024, come da molti anni, il prezzo medio dell’energia elettrica in Italia ha superato quello di altre Nazioni europee. Per questo abbiamo posto il caro energia tra le nostre priorità, stanziando finora oltre 60 miliardi di euro per sostenere famiglie e imprese.
Sono d’accordo sul fatto che, in attesa del nucleare, la strada da percorrere sia quella, come scrivete nell’interrogazione, favorire meccanismi per fornire, a determinati consumatori industriali energia elettrica a prezzi svincolati da quelli di borsa. Il Governo ha già operato in questa direzione. Lo abbiamo fatto con la promozione dei Power Purchase Agreement e dei contratti per differenza a due vie, misure che consistono nell’acquisto a lungo termine di capacità rinnovabile a prezzo fisso. Lo abbiamo fatto, ad esempio, con l’Energy release in favore delle imprese energivore. Con il decreto bollette abbiamo applicato, inoltre, i PPA ai clienti vulnerabili, affidando ad Acquirente Unico l’acquisto e la vendita a prezzo stabile di energia rinnovabile alle famiglie più fragili. È stato inoltre avviato un meccanismo volontario di contratti quinquennali a prezzo fisso per imprese industriali. Nel dialogo con la Commissione UE sull’idroelettrico, intendiamo promuovere l’uso degli stessi strumenti per forniture di energia a prezzo concordato a determinate categorie.
Ma la materia è molto più complessa, e stiamo continuando a lavorare per arrivare a una diminuzione strutturale del prezzo dell’energia.
Continuo a ritenere che, tra le varie cause del caro energia, ci sia anche qualcosa che non funziona nella formazione del prezzo, ed è quello su cui il governo si sta concentrando ora.
Nucleare. Confermiamo il nostro impegno per garantire all’Italia una fonte di energia sicura, pulita e a basso costo. L’iter del ddl delega va avanti, è stata trasmessa la richiesta per l’acquisizione del parere della Conferenza Unificata e il testo sarà presentato presto in Parlamento. E chiaramente lì conto, trasversalmente, sul contributo di tutte le forze politiche che comprendono quanto sarebbe importante sviluppare anche questa fonte di approvvigionamento.
Transizione 5.0. La prima versione per rispettare i parametri europei, è risultata troppo restrittiva. Motivo per il quale ci siamo adoperati per rendere il Piano più accessibile per le imprese. Riguardo Transizione 4.0, che in passato era stato criticato dalla Corte dei conti per gli scostamenti tra risorse destinate ex ante e spesa effettiva, abbiamo previsto un tetto di spesa.
Le imprese stanno iniziando a reagire bene, anche perché Transizione 5.0 garantisce un credito di imposta pari al 35% a fronte del 20% di Transizione 4.0. Detto questo, continueremo a monitorare e valutare il tiraggio e siamo pronti a ulteriori correttivi. E stiamo discutendo con la Commissione europea per verificare la possibilità di inserire entrambi gli strumenti nella revisione delle misure previste dal PNRR.
Automotive. Ci sono state critiche sulla rimodulazione del Fondo. Però quelle non erano risorse destinate a favorire gli investimenti, ma erano in gran parte rivolte al sostegno all’acquisto di vetture, attraverso l’eco-bonus. Noi dobbiamo sapere che solo una piccola parte di questi acquisti va ad auto prodotte in Italia, e dunque ad aziende italiane.
Che è la ragione per cui abbiamo rimodulato le risorse, facendo però attenzione all’indotto presente in Italia.
Abbiamo anche dialogato con serietà con Stellantis. L’azienda si è impegnata a mantenere in attività i suoi siti produttivi, a tutelare l’occupazione, a effettuare investimenti annui pari a circa 2 miliardi e ad acquisti per 6 miliardi di euro da fornitori italiani fino al 2030. Chiaramente bisognerà tutti insieme vigilare sul rispetto di questi impegni, senza pregiudizi né favoritismi che è l’approccio che questo Governo ha con Stellantis come per tutte le altre aziende che operano in Italia.
Orientamenti del Governo sulle riforme da adottare per fronteggiare l’attuale congiuntura economica
Presidente Meloni: Grazie collega Boschi per il quesito, per la domanda che mi consente, invece, di ricordare i dati – dal mio punto di vista – positivi conseguiti dall’Italia in questi anni, pure in una situazione che sappiamo essere a livello internazionale molto complessa. Perché i dati non sono opinioni e io penso che raccontino una Italia che va meglio rispetto a quanto andasse in precedenza.
Cito. Secondo la stima preliminare dell’Istat, nel primo trimestre dell’anno il Pil italiano è risultato migliore di quello di Francia e Germania, con un andamento in linea con la media europea.
Il potere d’acquisto delle famiglie, molto importante. Sappiamo che l’Italia viene da molti anni di stagnazione dei salari sotto i governi di centro sinistra. Come si legge nel rapporto sulla convergenza sociale della Commissione Ue, tra il 2013 e il 2022, cioè prima dell’attuale Governo, la crescita dei salari nominali in Italia è stata la metà di quella europea, mentre il potere d’acquisto è addirittura diminuito del 2%, quando nel resto d’Europa invece cresceva.
Da ottobre 2023, ora con questo Governo, assistiamo invece a un cambio di tendenza. Nel 2024 i salari contrattuali sono cresciuti più dell’inflazione, con una dinamica salariale migliore rispetto a quella del resto d’Europa. Nel 2024, il reddito disponibile delle famiglie è finalmente aumentato del 2,7%, il potere d’acquisto dell’1,3%. È un trend positivo che prosegue anche nel 2025, come anche la crescita occupazionale che ci dà delle soddisfazioni.
In ultimo, voi sapete che io non ho mai ritenuto lo spread un totem della reale forza economica di una Nazione, però fotografa una valutazione dei mercati. Lo spread oggi è sotto i 100 punti base. Significa che i titoli di Stato italiani vengono considerati più sicuri dei titoli di Stato tedeschi.
Direi che una riforma importante che ha fatto questo Governo, perché nella vostra interrogazione chiedevate delle riforme economiche, sia stata quella della serietà, dire basta alla politica dei bonus, degli sprechi, utili a inseguire il facile consenso però dannosa per l’economia e per i lavoratori.
Io penso che la stabilità, la credibilità del Governo e delle Istituzioni siano alla fine la principale riforma economica di cui necessita l’Italia. Ed è qualcosa su cui ci stiamo confrontando, come tante riforme che possono anche ricostruire un rapporto migliore tra i cittadini e il Governo. Penso al tema della Riforma fiscale, la cui attuazione procede speditamente, come sapete, perché se ne sta occupando anche il Parlamento.
E penso che un lavoro ancora più importante vada fatto in tema di semplificazioni, per migliorare anche la situazione economica I Italia. Un lavoro importante è già stato fatto: abbiamo abrogato più di 30 mila norme, che sono quasi il 30% dello stock totale delle leggi. Però, penso che si debba andare avanti a semplificare.
E sicuramente c’è tanto altro da fare, sicuramente siamo al lavoro per farlo. Però, io penso che rispetto all’Italia che raccontate poi il giudizio vada chiesto ai cittadini. E penso che i cittadini vedano un cambio di passo, che vedano un cambio di passo con una linea più chiara, e che vedano un cambio di passo anche rispetto al variegato mondo dell’opposizione, che – per tornare al fantasma dell’on. Magi – quando è al governo fa delle riforme e poi quando è all’opposizione fa i referendum perché le vuole abolire. Penso che gli italiani almeno vedano che noi abbiamo una linea chiara di politica economica.
Ulteriori iniziative, in raccordo con le regioni, volte a incrementare l’efficienza del sistema sanitario, con particolare riferimento all’abbattimento delle liste d’attesa
Presidente Meloni: Grazie collega Romano. Questo Governo sta lavorando fin dal suo insediamento per rendere il sistema sanitario nazionale più moderno ed efficiente, dare risposte sempre più adeguate e tempestive ai cittadini e riconoscere ai professionisti della salute anche ciò che meritano.
Come stiamo cercando di raggiungere questi obiettivi? Chiaramente gli stanziamenti sono importanti, voi ricordavate che questo Governo ha destinato alla sanità stanziamenti record, che porteranno nel 2027 il Fondo sanitario nazionale a 141 miliardi. Ricordavate anche le risorse specifiche destinate alle Regioni per abbattere le liste d’attesa, la detassazione delle prestazioni aggiuntive di medici e infermieri che servono a ridurre i tempi e gli incentivi economici per chi lavora in pronto soccorso, senza dimenticare la fermezza per difendere dalle aggressioni chi opera nelle strutture sanitarie.
Purtroppo, però, non basta ancora non basta, non basta mettere più soldi per risolvere i problemi se poi quelle risorse non vengono spese al meglio, è anche fondamentale migliorare l’organizzazione e la gestione complessiva, e per farlo questo Governo ha costruito strumenti concreti.
La prima cosa che abbiamo fatto è stato attivare una piattaforma nazionale di monitoraggio delle liste d’attesa. Una risposta se vogliamo banale, che però non era mai stata data prima. Il paradosso è che fino a questa iniziativa del nostro governo, nessuno poteva dire quale fosse realmente lo stato delle liste d’attesa sul territorio nazionale. E ovviamente questo rendeva più difficile capire dove e come intervenire con precisione.
Abbiamo messo un limite all’intramoenia, abbiamo previsto l’apertura degli ambulatori in orari serali, il sabato e la domenica, e ci siamo occupati di ampliare l’offerta, integrando nel CUP unico regionale sia le prestazioni erogate dal pubblico sia le prestazioni erogate dal privato accreditato.
La piattaforma nazionale è operativa, e ci dice che nelle Regioni dove ci sono questi strumenti aumentano il numero di visite ed esami per i cittadini e calano i tempi d’attesa.
Significa che le risorse e gli strumenti ci sono ma che è importante applicare le norme.
Voi sapete che La competenza in materia di sanità in base al titolo V della Costituzione è delle Regioni, ma il Governo è anche disponibile ad attivare i poteri sostituivi nei casi in cui le regioni dovessero incontrare delle difficoltà. Il decreto per attivare i poteri sostitutivi è pronto da tempo, ma non si è ancora raggiunta l’intesa ma sono ottimista che ce la faremo nei prossimi giorni.
Si è detto tra l’altro che il Governo gioca a scaricare la responsabilità, tutt’altro, quello che il Governo cerca di fare pur non avendo una competenza in materia di organizzazione della sanità, è cercare di dare una mano perché qui serve il massimo dell’impegno da parte di tutti, Stato e regioni. Guardando al grande, vero obiettivo: garantire ai cittadini una sanità efficiente e veloce. Si può fare, come racconta la storia di molte regioni, e quello che vogliamo fare noi è dare una mano, ma anche richiamare alla responsabilità quando è necessario farlo, perché sia la storia di tutte le regioni, senza distinzioni.
Intendimenti del Governo in merito al piano di riarmo europeo, con particolare riferimento all’esigenza di non proseguire nel sostegno a tale piano e di destinare le relative risorse alla coesione economica e sociale (Conte – M5S);
Presidente Meloni: Guardi on. Conte, devo dire che sono molto affascinata da questa sua recentissima e travolgente passione antimilitarista, che però nessuno aveva avuto modo di apprezzare quando lei era Presidente del Consiglio dei Ministri.
Non la ricordo con la stessa linea quando, da premier, ha sottoscritto, in pieno Covid e con un fondo sanitario nazionale che al tempo aveva 18 miliardi di euro meno di quanti ce ne siano oggi, un aumento delle spese militari che al tempo valeva circa 15 miliardi di euro. Non era evidente questa sua posizione quando, tra il 2019 e il 2022, sotto i suoi governi, sono stati approvati 22 schemi di decreto ministeriale relativi a programmi d’arma, per un valore complessivo iniziale che andava da 9 a 10 miliardi. E non è dato di sapere come si declinassero queste posizioni che oggi ci presenta, quando avete creato un fondo da 12,5 miliardi per ammodernare la difesa, che poi avete votato per portare fino a 25 miliardi di euro. Forse non si parlava della stessa persona che oggi fa le battaglie che sta facendo, sarà stato uno dei tanti altri Giuseppi che abbiamo visto in questi anni.
Detto questo, rispondo volentieri nel merito, ribadendo quello che penso e che ho detto in quest’aula. E cioè che la libertà, la sovranità, la difesa degli interessi nazionali ha un costo. Se fai pagare a qualcun altro la tua difesa e la tua sicurezza, devi anche sapere che non sarai tu a decidere del tuo destino. E significa che noi dobbiamo sicuramente lavorare per rafforzare la nostra sicurezza, ma non perché, come ho sentito dire fuori da quest’Aula – curiosamente non oggi -, dobbiamo fare un “favore” agli Stati Uniti, banalmente, perché lo dobbiamo fare per noi stessi.
Oggi l’Italia e l’Europa non sono autosufficienti sotto l’aspetto della sicurezza. E io, che a differenza di altri non cambio idea in base a dove gira il vento, ho sempre creduto che lo dovessero essere, per costruire un pilastro europeo dell’Alleanza Atlantica capace di interloquire da pari con la colonna americana.
La differenza tra me e voi è che io sono presidente di un partito politico che all’opposizione aveva il coraggio di scrivere che le spese sulla difesa andavano aumentate. Non sono un Presidente del Consiglio che ha una linea quando sta al Governo e una linea completamente e diametralmente opposta quando sta all’opposizione. È una grande differenza. E guardatevi.
E francamente non vi seguo quando dite che le spese per la difesa e la sicurezza sono risorse sprecate, quando dite che gli investimenti per la competitività e le filiere sono investimenti alternativi a spese di difesa e sicurezza. Non vi seguo. Non vi seguo perché non è vero e perché è noto a tutti che investire anche in questi ambiti genera effetti espansivi sull’economia, soprattutto per una Nazione come l’Italia che conta su una realtà industriale dall’altissimo valore aggiunto, come si sa. E non vi seguo anche perché, francamente, non accetto grandi lezioni da chi oggi ci dice che si dovrebbe investire di più sulla competitività e le filiere, ma non mi pare che sia su questo che sono stati messi centinaia di miliardi di euro bruciati nel precedente governo
E quindi, “grazie ma no grazie”.
Penso che gli italiani siano molto più intelligenti di quanto a volte si ritiene, e penso che sappiano riconoscere perfettamente chi si muove per tornaconto e chi per convinzione, chi mente perché è comodo farlo e chi non mente anche quando può essere scomodo farlo. E quindi quello che noi faremo è continuare a manterremo gli impegni, non solo gli impegni nostri, anche gli impegni vostri, perché siete stati voi a mettere la firma sull’aumento delle spese della difesa per portarle al 2% del PIL.
E alla fine gli italiani a giudicare tra le due proposte.
Iniziative in relazione alla grave situazione del Servizio sanitario nazionale e alla necessità di garantire il diritto alla salute a tutti i cittadini (Schlein – PD-IDP)
Presidente Meloni: Collega Schlein, penso che sia sempre un po’ complesso confrontarsi con qualcuno che, diciamo così, per fare propaganda è costretto a mentire. Però, in fondo, è anche, per certi versi, una buona notizia, vi rispondo volentieri con alcuni numeri e con alcuni fatti che dal mio punto di vista sono abbastanza espliciti.
Torno a dire che il Fondo sanitario nazionale è stato portato a 136 miliardi e 500 milioni nel 2025, che questo è il livello più alto di sempre. Quando noi ci siamo insediati nel 2022 quel Fondo era di 126 miliardi, erano 10 miliardi in meno di adesso. E il PD, quando è stato al Governo, non si è mai sognato di fare aumenti come quello che abbiamo fatto noi in questi due anni.
E quindi l’argomento di riserva è che la spesa sanitaria non va considerata in termini assoluti, ma va considerata in rapporto al PIL. Io continuo a ritenere che non ci sia alcun nesso logico tra la crescita economica e la qualità del sistema sanitario. Non è che, se l’economia va meglio e quelle risorse incidono in modo diverso in rapporto alla ricchezza, cambia lo stato del sistema sanitario.
Dopodiché, ho sentito dire molte altre cose che francamente io non condivido. Ho sentito dire che il Governo favorisce il privato, vuole una sanità a misura di portafoglio. Ora, io chiedo anche di parlare di cose serie e citare i provvedimenti con i quali staremmo facendo queste cose, perché mi risulta che, per esempio, collega Schlein, siamo stati noi a fermare il fenomeno dei “medici a gettone”. Fenomeno odioso che è sì, una privatizzazione della sanità, con medici dipendenti degli ospedali che guadagnavano molto di meno di quelli che venivano – guarda caso – dalle cooperative. Lo abbiamo fermato noi questo sistema. Così come ci siamo occupati di mettere noi un limite all’intramoenia, perché c’era questo fenomeno pazzesco di medici del Sistema Sanitario Nazionale che in un giorno, nell’ospedale pubblico, facevano 9 – e dico 9 – visite o prestazioni e poi ne facevano 90 nello stesso ospedale, nello stesso giorno, ma in regime di libera professione. Siamo intervenuti noi per affrontarlo.
Per il personale sanitario abbiamo garantito le risorse per i rinnovi contrattuali, abbiamo aumentato le indennità di chi lavora in pronto soccorso, abbiamo pagato di più le borse di studio per chi si specializza in medicina d’urgenza. Abbiamo previsto norme severe per chi aggredisce i nostri medici e infermieri.
Per le liste d’attesa, oltre alle risorse che sono nel decreto a cui lei faceva riferimento, abbiamo stanziato altri 870 milioni di euro in 2 anni per aiutare le Regioni ad abbattere le liste d’attesa. Abbiamo previsto l’apertura degli ambulatori in orari serali, il sabato e la domenica, abbiamo ampliato l’offerta. E dove questi strumenti sono attivi i dati dicono che le cose vanno meglio. Ci stiamo continuando a lavorare.
E aggiungo: sono entrati grazie a noi in vigore i nuovi LEA. I cittadini potranno accedere a nuove prestazioni a carico del Servizio Sanitario Nazionale, che in alcuni casi aspettavano da 20 anni.
Ora, sono tutte cose che ha fatto questo Governo, basta? No, non basta. Sicuramente non basta.
Un’altra cosa che si può fare e che il Governo intende fare la propongo anche al contributo di quest’Aula, perché in Italia quali sono le priorità, qual è la situazione e come si deve operare sulla sanità è deciso dal Piano Sanitario Nazionale. Lei sa, on. Schlein, quando è l’ultima volta che in Italia è stato scritto un Piano Sanitario Nazionale? Era il 2011, era un governo di centrodestra. Siete stati al Governo dieci anni non avete mai scritto e messo in campo un Piano Sanitario Nazionale e oggi che siete all’opposizione ci venite a spiegare quanto sia importante la sanità? Signori miei, temo che la gente capisca il gioco che si sta portando avanti. Ma noi vogliamo scrivere il nuovo Piano Sanitario Nazionale e speriamo che su questo almeno ci vogliate dare una mano, invece di preferire di stare lì a fare le macumbe perché le cose vadano male e magari potete risalire nei sondaggi.
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