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Dazi. Urso: “Per misure compensative alle imprese aspettiamo chiusura negoziati”


Informativa urgente del Governo, con la partecipazione del Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, sulle conseguenze sul sistema produttivo italiano dell’introduzione dei dazi nei confronti dei Paesi europei e sulle iniziative di competenza a tutela delle imprese e dell’occupazione.

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Centralità dei negoziati: “Necessario agire, non reagire

Se i negoziati tra Bruxelles e Washington non andassero a buon fine, l’Unione europea potrebbe colpire l’import di merci dagli Stati Uniti con dazi aggiuntivi pari a 100 miliardi di euro, secondo stime riportate da Bloomberg. In questo momento le due parti stanno comunque lavorando al perfezionamento delle rispettive proposte.
Parte da questo scenario la risposta del ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, al Question Time alla Camera dei Deputati sulle possibili conseguenze dei dazi annunciati dagli Stati Uniti sulle nostre imprese, sulla nostra economia nazionale e continentale e sull’occupazione in generale.

Dobbiamo indirizzare la Commissione europea e l’amministrazione americana sulla giusta strada del negoziato” che, ha spiegato Urso, deve essere svolto con consapevolezza e responsabilità sino in fondo, “con l’obiettivo di unire e non certo dividere l’Occidente, le due metà d’Europa, quella cresciuta nel nostro Continente e quella cresciuta nella nuova terra, nelle Americhe. Unire e non dividere l’Atlantico: è questa la nostra bussola sempre e comunque”.

Necessario agire e non reagire”, ha precisato il ministro, così come occorreva fin dall’inizio “evitare di innescare una spirale di ritorsioni daziarie che avrebbero alimentato una guerra commerciale dannosa per tutti e forse irreversibile”.

I negoziati sono in corso e si spera per il meglio, ma nei giorni scorsi il commissario europeo al Commercio, Maros Sefcovic, in Plenaria all’Eurocamera è stato chiaro a riguardo: “L’Ue ha detto chiaramente che è pronta a discutere a soluzioni che portino a reciproci vantaggi, i contatti sono in corso, ora serve che gli Usa diano prova che siano disponibili a dei progressi. Se i contatti con gli Usa non daranno vita alla soluzione auspicata saremo tuttavia pronti alle contromisure. Tutte le opzioni sono in esame e ci prepariamo anche a dei contenziosi. L’Ue è disposta a usare tutti gli strumenti a disposizione per proteggere il mercato“.

Possibile impatto del 10% sull’export italiano in caso di dazi reciproci del 20%

L’annuncio dei dazi al momento non ha avuto effetti negativi sull’export italiano negli Stati Uniti”, ha sottolineato il ministro. “Nel primo trimestre 2025 le nostre esportazioni hanno segnato infatti più 11,8 per cento (dati Istat) rispetto a un anno prima. Non è altrettanto avvenuto per altri Paesi europei. Questo – ha commentato il ministro – è probabilmente dovuto sia al fenomeno naturale di accumulo di scorte che aziende e consumatori americani hanno fatto nel timore dei dazi, ma anche, verosimilmente, alla forza intrinseca specifica in alcuni settori e davvero unica del made in Italy, a cui i cittadini americani non vogliono rinunciare”.

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Nella peggiore delle ipotesi, “ove il quadro fosse quello prospettato e non cambiasse, il centro studi del ministero ha stimato un impatto del 10% sull’export italiano negli Usa in caso di dazi reciproci al 20%, e del 6,5% ove si pervenisse a un dimezzamento“, ha però detto Urso.

Misure compensative, solo dopo la fine dei negoziati

Il ministro ha poi informato sull’istituzione di una cabina di regia a Palazzo Chigi “per aggiornare le valutazioni e predisporre eventuali contromisure, ove fossero necessarie. In questo contesto abbiamo incontrato, sempre a Palazzo Chigi, con tutti i Ministri competenti, le associazioni di imprese per concordare con loro la posizione del nostro Paese e possibili iniziative a supporto del sistema produttivo. Posizioni da loro pienamente e pubblicamente condivise“.

Eventuali misure compensative, mirate sui settori più colpiti (devono essere mirate per avere pienamente efficacia), andranno eventualmente predisposte quando avremo un quadro certo, ad oggi difficilmente ipotizzabile“, ha aggiunto Urso, precisando che comunque bisognerà “aspettare i risultati del negoziato, che ci auguriamo positivi, prima di sviluppare una più completa, piena ed efficace politica di compensazione mirata“.

La “bussola” del Governo e l’obiettivo “zero dazi tra Usa e Ue

La nostra bussola deve restare quella dell’area di libero scambio tra le due sponde dell’Atlantico“, con l’obiettivo da parte del Governo di creare, “quando ci saranno le condizioni“, “la più grande area commerciale e produttiva tecnologica del pianeta“.

Uno scenario favorevole, questo auspicato da Urso, per innescare davvero “una crescita globale sostenibile nel lungo tempo“, con l’obiettivo finale e ambizioso di “zero dazi tra Europa ed America“.

Accelerare sulle riforme con “uno shock di semplificazione e sburocratizzazione per le imprese

Dobbiamo accelerare sulla strada delle riforme europee, che purtroppo non appare né chiara, né definita e sulla quale riscontriamo ritardi non più giustificabili, anche alla luce del report di Mario Draghi, sino a questo momento inapplicato; e questo a prescindere da come si concluderanno i negoziati tra Unione europea e Stati Uniti e i negoziati globali”, ha affermato Urso.

Il ministro ha poi puntato il dito contro “quei dazi interni autoimposti”, frutto di un eccesso di regolamentazione, magari attraverso “uno shock di semplificazione e sburocratizzazione per le imprese e con una moratoria regolatoria in Europa”.

Evitare l’invasione di prodotti asiatici: prevedere la clausola di salvaguardia dell’Ue

Negoziare è la chiave per risolvere l’intricato problema globale delle tariffe, ha detto Urso, che ha ricordato come il Regno Unito abbia già concluso una trattativa con gli USA, mentre Vietnam, Giappone e India lo stanno facendo ora: “Per noi è importante capire quello che fanno anche gli altri, perché una cosa è l’impatto diretto di eventuali misure daziarie sull’export italiano ed europeo negli Stati Uniti, altra cosa è l’impatto indiretto, che potrebbe essere anche maggiore, della chiusura di alcuni mercati”.

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Eventuali problemi il ministro li intravede in caso di fallimento dei negoziati di Washington con Pechino e Dehli. Se Cina e India vedessero per esempio precluso il mercato americano ai loro prodotti, “sarebbe inevitabile la tendenza a esportare da parte loro molto di più in Europa, per liberarsi della sovrapproduzione industriale che non potrebbe dirigersi negli Stati Uniti”.

Su questo, il ministro è chiaro: “Occorre prevedere una clausola di salvaguardia, ovviamente europea, ove la Cina subisse dazi molto elevati, affinché si possa arginare un possibile riversamento massiccio di merci cinesi nel mercato libero dell’Unione europea, per evitare che la sovrapproduzione asiatica fosse indirizzata sul mercato europeo spazzando via i produttori locali”.

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