di PASQUALE CRISCUOLO (Avvocato e Direttore Generale del Comune di Parma)
Prosegue la rubrica “La PA che Funziona – Idee, modelli e strumenti per migliorare l’organizzazione e l’efficacia dell’amministrazione pubblica”. Un appuntamento periodico, curato dall’avv. Pasquale Criscuolo, che nasce con un obiettivo chiaro: partire da esperienze concrete per riflettere sulle modalità con cui l’amministrazione pubblica può funzionare meglio.
Lo sviluppo socioeconomico del territorio rappresenta, ancor di più in questo preciso momento storico, una delle sfide più importanti per gli Enti territoriali e locali.
La crescita dei territori porta con sé trasformazioni economiche e sociali profonde, talune delle quali rischiano di esacerbare le iniquità o addirittura di generarne di nuove: è compito delle politiche pubbliche intervenire per evitare che l’emergere di nuove disparità metta a rischio il sistema-città nel suo complesso e il suo stesso modello di sviluppo.
Sviluppo territoriale: una sfida strategica per la tenuta economica e sociale
Gli Enti territoriali e locali sono chiamati a contribuire e ad incentivare, attraverso una sapiente opera di regia, le risposte del sistema territoriale a queste sfide, seppur con tutti i vincoli e i limiti legislativi, regolamentari e finanziari che ne caratterizzano l’azione.
Solamente una visione di medio lungo periodo, che metta al centro dell’agenda politica il tema dello sviluppo economico, può avere ricadute positive a cascata sul potenziamento di infrastrutture, servizi, qualità della vita, inversione della tendenza che registra un progressivo spopolamento di intere aree del nostro Paese, con conseguenziale depauperamento, anche culturale, delle stesse.
Determinante, in tale direzione, può essere il ruolo delle Regioni, laddove sviluppino capacità di messa a sistema di progettualità organiche di ampio respiro, compatibili ed in grado di valorizzare asset, eccellenze e vocazioni dei territori che le compongono, con azioni di impulso nelle fasi di programmazione, e, di supporto in quelle di realizzazione.
Fondamentale, a tal proposito, lavorare all’obiettivo di programmazione integrata (sostanziale e non meramente adempimentale), con una chiara rappresentazione degli obiettivi strategici di interesse nazionale e regionale, a cui la programmazione degli enti locali debba ispirarsi.
Le modalità di utilizzo delle ingenti e straordinarie risorse messe a disposizione dal PNRR sono solo l’ultimo esempio di ricorrenza di progettualità eccessivamente parcellizzate, astruse da una visione organica e non adeguatamente in grado di generare impatti economici e sociali con effetto moltiplicatore a favore delle comunità.
Zes e politiche locali: moltiplicatori di attrattività e occupazione
Enormi le opportunità, ancora scarsamente colte, messe a disposizione delle Zone Economiche Speciali (cd. Zes), grazie alle quali aziende già operative o che intendano dar luogo a nuove iniziative economiche imprenditoriali, possono beneficiare di speciali condizioni per investimenti e sviluppo, promuovendo crescita dei livelli economici ed occupazionali.
In base ai più recenti dati della Banca Mondiale, tra i quindici maggiori Paesi esportatori di prodotti ad alta tecnologia, figurano ben nove Paesi dotati di Zone Economiche Speciali.
In quei Paesi, le opportunità connesse alla presenza di Zes, hanno agito come forti catalizzatori di investimenti con riflessi immediati per la crescita delle economie locali, come fattore generatore di nuovi posti di lavoro, richiedenti una qualificazione professionale specializzata, e, infine, come strumento di collaborazione tra imprese, Università e Istituti di istruzione superiori locali.
Tale assunto è confermato dal fatto che in Cina, il maggior tasso di accelerazione dello sviluppo economico e sociale si è verificato nelle città in cui il governo ha istituito le cd. Zone economiche speciali.
Pur in assenza di zone economiche speciali, molteplici sono le leve che possono essere agite al fine di accrescere l’attrattività e competitività economica dei Territori.
Pianificazione urbanistica, politiche tributarie, gestione del patrimonio, digitalizzazione e innovazione, politiche integrate di efficientamento energetico, politiche per la casa e sistemi di welfare aziendale integrati, modelli organizzativi e operativi funzionali alla presa in carico e accompagnamento, attraverso l’istituzione di uffici dedicati e tempistiche accelerate, di quanti intendono investire in attività economiche e imprenditoriali, sono alcuni esempi di leve che possono essere messe in campo.
Alcuni casi di studio sul tema
A tal proposito, di rilievo le azioni poste in essere dai Comuni di Monza e Cremona, che hanno dato luogo da tempo ad una serie di cd. “pacchetti localizzativi”, un sistema di:
– agevolazioni fiscali ed edilizie concesse a favore delle attività produttive e del terziario avanzato, volte a favorire il recupero di aree dismesse e a rilanciare il tessuto economico e imprenditoriale;
– agevolazioni di tipo urbanistico e di semplificazione burocratica, allo scopo di promuovere il territorio nell’ottica di una vera e propria azione di” marketing di area”;
– modelli organizzativi finalizzati alla costituzione di una task force permanente tra i vari uffici del Comune e delle società partecipate, al fine di velocizzare le pratiche relative a proposte di intervento dei privati, semplificando le procedure.
Significativo l’impulso posto in essere dal Comune di Genova nella costituzione del “Genova Blue District”, al fine di sostenere l’innovazione e i processi legati alla Blue Economy, come spazio di convergenza tra processi del Territorio e risorse scientifiche, tecnologiche, finanziarie, aperto ad imprese e cittadini. Uno spazio a servizio di coproduzione, scambio e spillover tra i diversi attori che animano un ecosistema aperto e in continua evoluzione.
Rilevante il ruolo svolto dal Comune di Bergamo nel favorire la realizzazione del noto Kilometro Rosso, distretto dell’innovazione che favorisce la collaborazione tra la ricerca, impresa e alta formazione. In tal caso il Comune si è impegnato nel sostenere la crescita del distretto, offrendo servizi e infrastrutture che ne facilitassero lo sviluppo e la diffusione, ricoprendo anche un ruolo di promotore e partner strategico.
La triangolazione Istituzioni, Imprese e Alta Formazione stimolata da Regione Emilia Romagna e messa in campo da diverse Città emiliano romagnole (tra cui Bologna, Parma, Modena e Reggio Emilia) ha dato luogo al cd. “Modello Emilia”, che ha prodotto finora straordinari risultati nella direzione di un ulteriore sviluppo economico dei Territori regionali, accrescendone in maniera significativa la competitività e la capacità di attrarre numerosi e rilevanti investimenti. Tra gli effetti di tali interazioni, quello legato alla capacità di stimolare nuove iniziative imprenditoriali nei settori dell’ innovazione, agrifood, automotive, allineando un livello sempre più crescente di domanda delle imprese con un’offerta sempre più mirata e lungimirante di manodopera altamente qualificata.
L’insediamento nella Città di Novara della Silicon Box, colosso di Singapore, che realizzerà un nuovo maxi impianto produttivo per la realizzazione di semi conduttori e microchip, il primo nel suo genere in Europa, con un investimento complessivo di 3,2 miliardi di euro e oltre 1600 posti di lavoro, molti di essi altamente qualificati, rappresenta altro esempio di capacità di attrarre investimenti coniugando piani di rigenerazione urbana di aree industriali dismesse e degradate nel tessuto urbano, con l’incremento delle capacità produttive e dei livelli occupazionali di un Territorio.
Straordinari, inoltre, i possibili benefici derivanti dall’utilizzo di strumenti di “blended finance”, ossia “finanza mista”, attraverso il ricorso a mix di capitale pubblico e privato, grazie all’utilizzo di strumenti di partenariato pubblico privato plurale, non solo nell’ambito della realizzazione di opere pubbliche, e fornitura di beni e servizi, ma anche di progettazione e attuazione di sistemici progetti strategici e multilivello di Territorio.
La governance collaborativa è un modello di policy making oramai imprescindibile, che necessita di uno sforzo congiunto di tutti gli attori del Territorio, ovvero Istituzioni e grandi attori pubblici come Università e Aziende sanitarie, istituti di credito, fondazioni, banche di sviluppo istituzionali, imprese con budget da destinare alla dimensione sociale nella catena del valore e nella mission aziendale, associazioni del terzo settore, operatori economici e finanziari specializzati e attivi nelle aree di riferimento.
A titolo meramente esemplificativo e con specifico riferimento agli strumenti di partenariato pubblico-privato, nel 2023 è stato registrato solamente il 19% del totale del valore delle procedure di scelta di operatori economici.
Il PPP è utilizzato in percentuali significative per investimenti nel settore socio sanitario, nelle infrastrutture di trasporto, nel leisure, nei settori dell’energia, rifiuti, idrico e telecomunicazioni, ma il più delle volte a seguito di iniziativa privata e poche a seguito di iniziativa pubblica, ancor meno nell’ambito di fattispecie di governance collaborativa strutturate.
Alta formazione e capacità istituzionale: le fondamenta del rilancio locale
Nell’ambito delle organizzazioni pubbliche, soprattutto a livello territoriale, risulta quanto mai necessario puntare su percorsi di rafforzamento di capacity building, di individuazione di figure specialistiche i cui costi sono ampiamente compensati dalla rilevante catena di valore pubblico che può essere concretamente generato a favore dell’economia reale e dell’intero sistema, di alta formazione specifica per manager pubblici.
Alta formazione che sia in grado di stimolare visione, capacità di far leva su network Inter organizzativi, di dar vita a modelli di governance collaborativa e sviluppare forti capacità di marketing e relazionali.
Occorre lavorare all’unisono in questa direzione!
>> ARTICOLI PRECEDENTI:
– Costruire ponti (eliminando ostacoli): nuovi modelli organizzativi e operativi per una PA che funziona.
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