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Come tutelare la maternità, vademecum per donne lavoratrici


L’attesa e la nascita di un figlio rappresentano un momento essenziale nella vita di una donna, che la nostra Costituzione riconosce come meritevole di una tutela specifica e adeguata, sia per le lavoratrici subordinate sia per quelle autonome, estendendosi anche ai casi di figli naturali, adottati o in affido. In ogni situazione, la maternità è un percorso di crescita emotiva e umana che può essere vissuto al meglio conoscendo i propri diritti, gli strumenti previsti dalla legge e lavorando su sé stesse.

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“Tante donne vivono con ansia il periodo della maternità, che dovrebbe invece essere uno dei momenti più belli della vita. Fermarsi e godersi questo tempo, rallentando il proprio ritmo, è fondamentale. Qualsiasi scelta è legittima: tornare al lavoro affidando il proprio bambino all’asilo o a una babysitter, oppure farsi aiutare dalla famiglia senza sensi di colpa, è sacrosanto, così come lo è decidere di restare a casa per crescere i propri figli finché lo si ritiene opportuno. L’importante è conoscere gli strumenti a disposizione che possano supportare ogni decisione”, spiega Sonia Canal, CEO di Partner d’Impresa.

La maternità per le lavoratrici dipendenti

“La lavoratrice madre ha diritto a due principali forme di sostegno. La prima riguarda il tempo, attraverso congedi, permessi o riposi; la seconda è di tipo economico e varia a seconda che si tratti di lavoratrici autonome o dipendenti. A queste si aggiungono bonus statali di varia natura a sostegno del nucleo familiare”, aggiunge Luciana Tumolo, consulente area Labor di Partner d’Impresa.

Per le lavoratrici dipendenti, il datore di lavoro è tenuto a favorire la conciliazione tra vita professionale e familiare, promuovendo orari flessibili o una diversa organizzazione del lavoro, soprattutto nei casi in cui siano presenti particolari esigenze familiari. L’indennità di maternità corrisposta dall’INPS durante il congedo è pari all’80% della retribuzione media giornaliera e copre l’intero periodo di astensione.

Il congedo obbligatorio ha una durata complessiva di cinque mesi, tradizionalmente suddivisi in due mesi prima e tre mesi dopo il parto. Tuttavia, la legge consente una certa flessibilità: si può iniziare il congedo a partire da un mese prima del parto e usufruire dei restanti quattro mesi dopo la nascita, previa certificazione medica. È anche possibile lavorare fino al giorno del parto, beneficiando poi dell’intero congedo dopo la nascita. In ogni caso, le certificazioni mediche devono essere consegnate prima dell’inizio dell’ottavo mese di gravidanza.

Le agevolazioni per le donne con gravidanze a rischio

In caso di gravidanza a rischio o di impossibilità a svolgere una mansione specifica, le dipendenti hanno diritto all’estensione del periodo obbligatorio di maternità per tutta la durata dell’interdizione stabilita dal medico. Se si verifica un’interruzione della gravidanza, spetta l’indennità prevista per malattia. Tuttavia, se l’interruzione avviene dopo il 180° giorno o in caso di parto prematuro, è equiparata al parto e dà diritto ai 5 mesi di indennità di maternità.

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Il diritto all’indennità di maternità permane anche in caso di cessazione o sospensione del rapporto di lavoro, purché ciò avvenga entro 60 giorni dall’inizio del periodo di maternità. Le beneficiarie di Naspi possono richiedere l’indennità di maternità direttamente all’INPS. Chi non ha diritto a questa forma di sostegno può fare richiesta di un assegno di maternità comunale, erogato per ogni figlio nato a partire dal 1° gennaio 2001, a favore di madri residenti, cittadine italiane o comunitarie in possesso di regolare permesso di soggiorno. L’assegno è subordinato al possesso di un Isee nei limiti previsti dal proprio Comune.

Assegno di maternità dello Stato: a differenza di quello comunale, non è legato all’Isee, ma richiede un minimo di contribuzione al momento della nascita o dell’ingresso del minore nel nucleo familiare (adozione/affido). È pensato per lavoratrici stagionali, con contratti atipici o in cassa integrazione. L’importo per il 2025 è pari a €2.508,04, da cui vanno detratte eventuali altre indennità percepite.

Bonus mamma 2025, le novità

Introdotto dal DDL Bilancio 2025, è un contributo economico disponibile fino al 31 dicembre 2026 per madri con almeno tre figli e contratto di lavoro a tempo indeterminato (pubblico o privato). Prevede un’esenzione totale dai contributi IVS fino a un massimo di 3.000 euro annui, aumentando il netto in busta paga.

Opportunità per le lavoratrici autonome

Le lavoratrici autonome (parasubordinate o libere professioniste) hanno diritto a 5 mesi di congedo di maternità. Se iscritte alla Gestione Separata o all’INPS come artigiane/commercianti, devono aver versato almeno un mese di contributi nei 12 mesi precedenti al parto.

La normativa offre un parziale esonero contributivo IVS anche alle professioniste con due figli (di cui il più piccolo sotto i 10 anni), purché non in regime forfettario e con reddito previdenziale inferiore ai 40.000 euro. Se non si ha diritto al congedo INPS, si può accedere all’assegno di maternità comunale, compatibilmente con l’ISEE previsto dal proprio Comune. Alcune casse di assistenza sanitaria integrativa possono inoltre prevedere ulteriori sostegni economici.

Bonus per le famiglie vincolati all’Isee

Indipendentemente dallo status lavorativo, esistono aiuti legati all’ISEE per nuclei familiari italiani, europei o con permesso di soggiorno.

  • Carta per i nuovi nati (attiva da aprile 2025): bonus una tantum di 1.000 euro per figli nati/adottati/in affido dal 1° gennaio 2025, per famiglie con ISEE sotto i 40.000 euro. Deve essere richiesta all’INPS entro 60 giorni dalla nascita; l’importo è erogato tramite carta prepagata per spese legate all’infanzia.

  • Bonus asilo nido: fino a 3.600 euro per famiglie con ISEE fino a 40.000 euro, per figli sotto i 3 anni. Copre rette di asili nido pubblici e privati, oppure assistenza domiciliare per bambini con gravi patologie. L’importo non può superare la spesa effettiva. Anche questo bonus si richiede tramite il portale INPS.



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