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Trasporto Pubblico Locale Regione Molise Dichiarazione di sciopero politico Regionale di 4 ore per il giorno 20 maggio 


Le scriventi OO.SS. hanno costantemente denunciato la grave crisi del Trasporto Pubblico nella Regione
Molise, una crisi che non riguarda solo singole aziende, ma coinvolge l’intero settore e la maggior parte
delle imprese che operano nella erogazione del servizio pubblico.
Riteniamo che questa situazione, incontrovertibile come descritto di seguito, sia il risultato dell’incapacità
della Regione nel governare il settore. Un settore dominato principalmente dalle aziende che, approfittando
della totale assenza di controlli e contrappesi, hanno contribuito a rendere il Trasporto Pubblico molisano
uno dei più costosi, in termini di spesa pro capite, e tra i meno efficienti. Basti pensare che non esistono
verifiche sugli incassi e sui chilometri realmente percorsi, poiché sono le stesse aziende a comunicare i dati
al settore trasporti.
Inoltre, il costo riconosciuto dalla Regione alle quattro maggiori aziende include risorse destinate alla
contrattazione di secondo livello, mai erogate ai dipendenti. Come se non bastasse, a conferma di quanto
denunciato, la Regione, oltre a garantire un utile di entità spropositata, non conforme ai criteri del
Regolamento CE 1370/07, e un ristoro delle tasse dovute, ha applicato un’indicizzazione all’indice Istat dei
trasporti, anziché all’indice programmato d’inflazione, come invece previsto dal D.Lgs. n.422/97.

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Il risultato è un sistema che, pur avendo uno dei costi pro capite più elevati, favorisce esclusivamente le
aziende. A fronte di queste ingenti risorse, i lavoratori del settore versano in una condizione tra le più
precarie del Paese. Gli autisti molisani e i dipendenti delle aziende molisane del settore, detengono il
primato nazionale di produttività, poiché al costo più basso corrisponde un maggior chilometraggio (fonte
C.N.I.T. 2021, Tab. V.5.6A). Tuttavia, nonostante la spesa pro capite per il Trasporto Pubblico in Molise sia
inferiore solo a quella del Trentino-Alto Adige e della Valle d’Aosta (analisi sindacale del 2016), permane
una evidente incongruenza tra le risorse impiegate e i reali benefici per la collettività e per i dipendenti
Solo a titolo esemplificativo, senza entrare nello specifico delle varie aziende, si elencano alcune delle
numerose questioni che, di solito, interessano la generalità dei dipendenti:

  • Ritardi e mancati pagamenti delle retribuzioni e versamenti ai fondi previdenziali ed assistenziali;
  • Violazione di norme contrattuali e persino di norme di legge;
  • Obbligo di transito su strade vietate o inadatte;
  • Obbligo di fermate su stalli illeciti e non autorizzati , tanto che, in assenza di interventi, la questione
    rischia di creare un caos nel servizio pubblico;
  • Normali soste di lavoro in posti sperduti e completamente sprovvisti di qualsiasi accessibilità ai
    servizi, con i lavoratori esposti sia al freddo pungente sia al caldo soffocante, con sanzioni in caso
    di utilizzo dell’autobus per mitigare il freddo od il caldo asfissiante;
  • Ampia violazione della normativa sui riposi;
  • Atteggiamenti ritorsivi e provvedimenti sanzionatori illegittimi e sproporzionati, fidando sulle
    lungaggini dei procedimenti giudiziari e sull’onerosità del ricorso;
  • Tempi di percorrenza non conformi alle attuali condizioni di viabilità, con evidente penalizzazione
    della durata dell’orario di lavoro;
  • Assenza di una contrattazione di secondo livello;

Alle difficoltà e responsabilità, anche penali, che derivano da un servizio così mal gestito ed organizzato,
esistono (o dove addirittura assenti) dei compensi retributivi assolutamente ridicoli e, per quanto a nostra
conoscenza, di vergognoso paragone con altre realtà. Eppure la Regione, come già dichiarato, contribuisce
al finanziamento del servizio con generose risorse.

Infatti, la Regione corrisponde, dallo 01/4/11, alle quattro maggiori aziende (l’85% del trasporto) un
contributo regionale per accordi di secondo livello, maggiorando la retribuzione base di un contributo
aggiuntivo del 44% (ipotesi al parametro medio contrattuale 158, attribuibile ad un autista). La stima del
valore del contributo annuo ammonta ad € 3.486.125, compenso rivalutato (come tutto il resto del
contributo pubblico), nel corso degli anni, ben oltre l’aumento contrattuale nazionale (il costo del TPL, dal
31/3/11 allo 01/01/20, è aumentato del 33% contro il 6,46% del CCNL).
Invece, la condizione, non solo economica, dei dipendenti è semplicemente vergognosa. A titolo
esemplificativo e non esaustivo, per il supero nastro, oltre la dodicesima ora, c’è un compenso di 0.52 euro
(in sostanza, un lavoratore impegnato fino a 15 ore ha diritto ad una indennità aggiuntiva di € 1,56); è
previsto un insignificante 12% di tempo inoperoso (un lavoratore che resta fuori residenza, svolgendo un
servizio per l’azienda, anche per 5 ore, di queste 5 ore gli sono conteggiati solo 36 minuti di lavoro, con
gravi ripercussioni sulla vita di relazione e famigliare); non è previsto un premio per evitato sinistro, come
riportato dal CCNL 1976 (eppure se il dipendente ha un incidente per colpa le somme in questione sono
notevoli e solo a suo carico, anche se, in definitiva, i costi sono sostenuti sempre dalla Regione, anziché
dalle aziende); non esiste alcun riconoscimento economico di maneggio denaro, pur sopportandone il
rischio ( il rischio deriva non solo dalla possibilità di errori, ma anche dalla possibilità di vedersi rifilare soldi
falsi, come successo, o di essere aggrediti). Ci sono aziende che utilizzano la reperibilità, senza che ci sia
mai stata alcuna contrattazione, come invece prevista dall’art.9 dell’A.N. 27/11/2000. Il trasferimento del
personale (nelle diverse residenze di lavoro) avviene a completa discrezione delle aziende, sia
utilizzandolo a scopi ritorsivi sia per favorire alcuni a scapito di altri.
Ad onor del vero, qualche miglioramento nel rispetto del contratto collettivo, negli ultimi anni, c’è stato;
purtroppo, a conferma dell’assenza della Regione, avvenuto solo per l’intervento dei Giudici (sedi di lavoro,
anziché sedi di bacino, riposi settimanali, anche se non tutte le aziende ancora ottemperano, tempi di
lavoro prima non riconosciuti, turni di servizio ecc…).
Non ci sono solo situazioni ataviche, il settore è refrattario anche rispetto agli accordi nazionali sottoscritti,
come il caso della vendita, controllo e verifica dei titoli di viaggio (A.N. 28/11/15, art.36). Infatti, l’articolo
citato riporta una descrizione analitica e distinta fra le varie operazioni, inoltre prevede anche una specifica
contrattazione, sia per la vendita sia per la verifica.
In definitiva, con un quadro così desolante, riteniamo che una soluzione o meno a tale mole di problemi
non possa prescindere dal comportamento virtuoso o meno dell’amministrazione pubblica (non ci risultano
sanzioni a carico di nessuna azienda ed, addirittura, anche all’azienda che ha disposto turni di guida
superiori ad 11 ore, violando importanti regole in materia di sicurezza).
Ai vantaggi sopra elencati per le aziende, corrisponde un’assenza, fino ad ora, della Regione anche in
tema di controllo. Infatti, persiste un gestione del TPL estremamente arretrata, praticamente non esiste una
bigliettazione elettronica (On-line, contactless, sms ecc…), mancano sistemi di localizzazione della flotta e
di comunicazione con una centrale di controllo, mancano modalità di raccolta dati attraverso la
bigliettazione elettronica, strumenti di controllo sui veicoli, nonché sistemi di informazione verso l’utenza,
sia alle fermate sia a bordo del veicolo.
In queste condizioni, non potrà mai esserci alcuna azienda che abbia necessità di fare accordi, tanto è
preminente ed evidente il vantaggio di posizione (chi mai accetterebbe di cedere qualcosa già
riconosciutagli senza alcuno sforzo?).
A fronte di un quadro così sconfortante ci sono situazioni paradossali, a scapito delle risorse pubbliche, che
contribuiscono ad accrescere la frustrazione del personale dipendente, perché buona parte delle risorse
destinate al TPL, considerato il maggior compenso, sono impiegate per supportare privilegi e senza alcun
criterio razionale. Il ché potrebbe anche far avanzare l’ipotesi di un illecito aiuto di stato.

Infatti, non ci sono controlli sul costo per godimento di beni di terzi, sul costo delle materie prime, sulle retribuzioni del
personale (generoso e pieno di prebende solo per alcuni), sui compensi ai Consigli di Amministrazione.
A nostro parere gli argomenti sopra citati, oltre a rappresentare il desolante quadro del settore, servono
anche ad esplicitare le ragioni della crisi particolare in atto, sono situazioni che inficiano anche la sicurezza
del trasporto.
La situazione appare estremamente grave: non solo non c’è stato alcun intervento da parte della regione
Molise sulle richieste sindacali, ma è stata addirittura negata l’esistenza di un finanziamento regionale per il
contratto aziendale. Inoltre, è stato eliminato l’intervento sostitutivo della Regione per garantire il
pagamento delle retribuzioni al posto delle aziende inadempienti.

A tal proposito, si ribadiscono le motivazioni dello sciopero regionale, la cui
accettazione da parte della Regione, riequilibrerebbe i rapporti Regione, Aziende,
OO.SS.:

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Scorporo e ritiro dei contributi per il contratto di secondo livello alle aziende, sino
all’effettiva sottoscrizione di un nuovo Contratto Territoriale Regionale per tutti i
dipendenti del settore;

L’eliminazione del riconoscimento delle spese legali alle imprese;

La risoluzione dei contratti di servizio per le imprese che violano le normative sui riposi;

Messa a norma delle fermate di servizio (su questo punto registriamo solo un impegno, a
medio – lungo termine, per le opere infrastrutturali. Per quanto concerne i provvedimenti
a breve, solo una promessa, l’ennesima dopo vari mesi, di un possibile aumento di alcuni
km su una fermata particolare sulla Bifernina) .

Mancanza di chiarezza e di confronto sulla società “In House”
Su questo ultimo punto la situazione è resa ancora più critica dalla totale mancanza di trasparenza e
discussione sulla società in house, a cui la Regione si appresterebbe ad affidare i servizi. L’assenza di
informazioni trasparenti su questo passaggio fondamentale alimenta incertezze tra i lavoratori e lascia
spazio a decisioni unilaterali che potrebbero avere un impatto significativo sulle condizioni di lavoro e sulla
qualità del servizio. Se questa operazione avviene senza un reale coinvolgimento delle parti sociali, si
rischia di riprodurre le stesse logiche di precarizzazione e mancato rispetto delle normative già riscontrate
nelle gestioni precedenti.
Per tutto quanto sopra ed essendo evidente da parte della Regione la mancanza di pianificazione e
di programmazione, nonché l’incapacità di governo del settore ed il ritardo incomprensibile
nell’attuazione delle riforme necessarie a superare l’attuale sistema delle concessioni, le scriventi
Segreterie Regionali proclamano una giornata di mobilitazione con uno sciopero di 4 ore per il
giorno 20 maggio dalle ore 19.00 alle ore 23.00. La proclamazione dello sciopero determinerà
l’astensione dal lavoro per tutti gli autoferrotranviari delle aziende private operanti nella regione Molise nel
rispetto delle modalità previste dagli accordi attuativi e dalle provvisorie regolamentazioni ed aggiornamenti
di cui alla legge 146/90, così come modificata dalla legge 83/2000.

Il personale a terra (uffici – officine) sciopererà le ultime 4 ore della prestazione lavorativa.

LE SEGRETERIE REGIONALI
FILT-CGIL FIT-CISL UGL AUTOFERRO FAISA CISAL
Aurelio Di Eugenio- Simone Vitagliano -Nicolino Libertone- Emilio Santangelo

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