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Made in Steel 2025, la siderurgia italiana alza la voce. Il modello c’è, ora servono regole e pragmatismo


 

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Made in Steel.

La siderurgia italiana si presenta a Made in Steel 2025 con numeri solidi e un messaggio politico netto: il sistema industriale ha fatto la sua parte, ora tocca alle istituzioni creare le condizioni per competere ad armi pari. L’evento – che vede la partecipazione di 387 aziende, con un incremento del 21% rispetto al 2023 e una crescita della presenza internazionale, che oggi rappresenta il 35% del totale degli espositori – ha mostrato un comparto che innova, investe, digitalizza, ma che resta imbrigliato da un quadro europeo incapace di premiare il merito e la sostenibilità reale.

Antonio Gozzi, presidente di Federacciai e numero uno del gruppo Duferco, rivendica la leadership italiana nella decarbonizzazione e attacca l’inerzia di Bruxelles su energia, rottame e nucleare. Giorgio Gori (eurodeputato) chiede investimenti pubblici, contratti energetici stabili e un Cbam esteso. Massimiliano Salini (eurodeputato) invoca riforme Ets e realismo industriale per evitare che l’acciaio europeo venga travolto dal dumping cinese.

Dalla fiera emerge con chiarezza una posizione condivisa: il modello italiano funziona. Ma da solo non basta. Serve un’Europa più strategica e meno ideologica. Senza un mercato equo, nessuna transizione sarà sostenibile.

Gozzi: «L’Italia campione della decarbonizzazione. Ma Bruxelles ci frena con ideologia e silenzi»

Antonio Gozzi, presidente di Federacciai.

«In questi undici anni, Made in Steel è stato molto più di un evento fieristico. È stato un luogo di pensiero, un laboratorio di idee. Oggi, anche grazie a questo lavoro, possiamo dire che la siderurgia italiana è un campione europeo e mondiale». Antonio Gozzi, presidente di Federacciai e numero uno del gruppo Duferco, ha ricordato come l’Italia abbia superato la Germania in termini di crescita economica nel 2024, con un +0,4% contro il -0,2% tedesco: un piccolo scarto, ha spiegato, che ha però generato 7-8 miliardi di euro in meno di interessi sul debito pubblico italiano. «La siderurgia ha fatto la sua parte, continuando a investire anche nei momenti più duri», ha sottolineato.

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L’economia circolare italiana e il rottame ignorato

Tra i primati italiani evidenziati da Gozzi c’è l’oltre 80% di produzione acciaio da forno elettrico, quindi già ampiamente decarbonizzata. «Abbiamo creato il più grande sistema di economia circolare d’Europa – ha spiegato –. Lo hanno fatto le generazioni precedenti, collegando i forni alle centrali idroelettriche. Ma oggi paghiamo l’energia elettrica più cara del continente, e da dieci anni non riusciamo a far inserire il rottame ferroso nella lista delle materie prime critiche». Una denuncia netta anche contro l’Action Plan sulla siderurgia europea, accusato di ignorare completamente la questione del prezzo dell’energia. «Volete ridurre il prezzo? Allora affrontate il tema Ets, che da solo potrebbe abbassarlo di 25 euro a megawattora».

Acciaio green: manca l’ultimo terzo

Gozzi ha poi parlato della difficoltà di completare lo Scope 2 (l’impronta carbonica indiretta da energia acquistata): «Oggi un terzo dell’energia usata dagli italiani viene dalla rete ed è green, un altro terzo è prodotta da impianti propri. Ma manca l’ultimo terzo per completare il percorso. Stiamo trattando con la Francia per utilizzare l’energia nucleare, ma la Ue ci blocca». La richiesta, rivolta a Bruxelles, è chiara: una svolta culturale profonda. Non solo incentivi o regolamenti, ma un cambio di mentalità. «Non possiamo più accettare che i nostri impianti verdi paghino di più. Né che la materia prima strategica continui a uscire dal continente. Servono regole giuste per competere ad armi pari, non sussidi o assistenzialismo. L’Italia non chiede favoritismi, ma equità industriale».

Giorgio Gori: «Siderurgia sotto attacco, ma l’Europa può e deve reagire». L’eurodeputato rilancia il ruolo dell’Ue su energia, dazi, decarbonizzazione e difesa del mercato

Giorgio Gori, eurodeputato.

Giorgio Gori, eurodeputato e relatore della risoluzione del Parlamento europeo sulle industrie energivore, ha messo in fila tutte le difficoltà che oggi attraversano la siderurgia europea: costo dell’energia, competizione sleale da parte di Paesi extra-Ue, transizione verso un’economia low carbon, reperibilità delle materie prime come i rottami per l’acciaio green, e la questione cruciale dei dazi. «Quello attuale è un quadro complicato – ha spiegato – e l’Europa ha il dovere di agire con strumenti concreti». Tra questi, Gori ha citato il rafforzamento dell’autonomia strategica del continente dalle fonti fossili, in particolare dal gas, ancora oggi fornito in larga parte da Paesi terzi. «Dobbiamo accelerare la diffusione dei contratti a lungo termine con prezzi sganciati dalle fluttuazioni del mercato spot – ha sottolineato – per garantire certezza agli operatori industriali».

Il mercato americano al centro delle riflessioni

Gori ha poi acceso i riflettori su un tema spesso trascurato nel dibattito pubblico: il mercato statunitense rappresenta il secondo sbocco per l’acciaio europeo, con un valore superiore ai 5 miliardi di euro. «Non possiamo prescindere da un confronto costruttivo con gli Usa – ha avvertito –. Se dovessero nascere nuove tensioni commerciali, potremmo anche cogliere alcune opportunità, ma resta il fatto che l’export europeo rischia un colpo durissimo». Ha ricordato, inoltre, come i dazi introdotti durante l’amministrazione Trump abbiano prodotto effetti a cascata, penalizzando in parte anche l’acciaio europeo. «Le misure di salvaguardia attualmente in vigore scadranno nel 2026 – ha detto –. Bisogna farsi trovare pronti, evitando che la nuova ondata protezionistica danneggi ulteriormente la nostra industria».

Transizione green: «L’Ue non può rallentare»

Quello di Duferco è il primo laminatoio in Europa a funzionare a energia totalmente rinnovabile consentirà un risparmio di 28mila tonnellate all’anno di CO2.

Sul fronte della decarbonizzazione della siderurgia, Gori ha chiarito di non credere a un vero cambio di rotta negli Stati Uniti, anche in caso di ritorno di Trump alla Casa Bianca. «Negli Usa molte competenze sono in capo ai singoli Stati. L’Europa, invece, ha il dovere di andare avanti, non solo per ragioni climatiche, ma anche per un’aspirazione alla libertà e all’autonomia». Secondo Gori, l’obiettivo comune deve essere portare tutta la siderurgia europea a standard elevatissimi, accelerando la conversione verso l’acciaio prodotto con forno elettrico. Per farlo, ha sottolineato, serve il sostegno pubblico, ma anche un mercato in grado di premiare i prodotti sostenibili. «Oggi manca un meccanismo efficace che riconosca un vantaggio competitivo all’acciaio verde – ha detto –. Bisogna lavorare su un sistema di labeling volontario e su appalti pubblici orientati alla sostenibilità».

Cbam: estendere lo scudo anche ai settori a valle

Gori ha infine parlato del Cbam (Carbon Border Adjustment Mechanism), che entrerà pienamente in vigore dal gennaio 2026. «Sulla carta è uno strumento nato per proteggere l’acciaio europeo e incentivare la decarbonizzazione – ha dichiarato –. Ma per essere efficace, deve essere a prova di aggiramento. La Cina, con la sua enorme capacità produttiva, potrebbe facilmente convogliare verso l’Europa l’acciaio più pulito, dirottando altrove quello più inquinante». Per questo, Gori propone un’estensione del meccanismo anche ai settori a valle, non solo alle materie prime. «Se vogliamo proteggere davvero la nostra filiera, dobbiamo fare in modo che le regole valgano anche per chi trasforma e commercializza i prodotti finiti – ha concluso – Solo così il Cbam potrà davvero essere uno scudo efficace e non un’illusione burocratica».

Salini: «Serve pragmatismo, non ideologia. La transizione deve partire dai dati. La manifattura non può essere il capro espiatorio della globalizzazione». L’eurodeputato critica l’attuazione del rapporto Draghi e chiede un riequilibrio delle regole europee

L’eurodeputato Massimiliano Salini.

L’eurodeputato Massimiliano Salini è critico sul ruolo dell’Unione Europea nella gestione della transizione industriale. Punto di partenza, il rapporto Draghi sulla competitività, da lui definito «una delle sfide più alte, ma anche tra le più difficili da attuare». Il problema, secondo Salini, non è la visione del rapporto, bensì la scarsa penetrazione nell’agenda politica europea. «Lo scossone ricevuto non è stato metabolizzato – ha affermato –. Siamo in una fase di prudenza, in cui le prime misure adottate appaiono poco produttive. I criteri per la reindustrializzazione sono fragili e devono essere implementati con coerenza». Per Salini, l’Europa deve trovare un equilibrio tra ambizione strategica e pragmatismo operativo, evitando derive ideologiche che rischiano di danneggiare l’industria manifatturiera.

Attenzione al rischio Cina e al ruolo Usa

Tra i punti più critici sollevati da Salini, quello relativo alla coerenza del sistema di dazi e protezioni commerciali. «Il rischio è che, in un contesto di tensioni tra Usa e Cina, l’Europa diventi l’agnello sacrificale – ha detto –. Se gli Stati Uniti chiudono le relazioni con Pechino e non considerano il ruolo dell’Europa, la conseguenza sarà un’invasione di acciaio cinese sul nostro mercato, con effetti devastanti anche per gli americani stessi». Da qui la richiesta di un modello di difesa commerciale più equilibrato, che riconosca la specificità europea e non esponga la manifattura continentale a una concorrenza sleale. «Serve una politica commerciale che non isoli l’Europa, ma la renda parte integrante del modello di sviluppo globale».

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Decarbonizzazione: «Il rottame va riconosciuto come materia prima critica»

Marcegaglia Ravenna laminatoio.Le linee di laminazione a freddo costituiscono il cuore dello stabilimento. Ravenna ne ha quattro (che trattano 2,7 milioni di tonnellate di metallo), e una, la più avanzata, è stata visitata da Industria Italiana. Per laminazione si intende un processo meccanico utilizzato per diminuire lo spessore di una lamiera.

Salini è poi intervenuto sul tema della decarbonizzazione della siderurgia, ribadendo l’importanza di un approccio fondato sulla tecnologia e sui dati reali, non su teorie astratte. Ha criticato in particolare la decisione dell’Ue di non includere il rottame ferroso nelle liste di materie prime critiche: «È un errore che dimostra scarsa umiltà da parte delle istituzioni europee. Se vogliamo davvero una transizione efficace, dobbiamo partire dal riconoscimento del valore del rottame, anche solo inserendolo in una lista secondaria». Ha poi evidenziato la necessità di energia a costi competitivi e disponibilità di materie prime per rendere sostenibile il passaggio a una siderurgia green, sottolineando che l’Italia può essere un modello, ma ha bisogno di un contesto favorevole.

Cbam ed Ets: «Strumenti da riformare, non da idolatrare»

Sulla questione del Cbam (Carbon Border Adjustment Mechanism), Salini ha mostrato prudenza. «Era nato come uno strumento di protezione, ma se non funziona va cambiato», ha detto, invocando una riforma del sistema Ets per evitare che le regole ambientali si trasformino in un boomerang per l’industria europea. Il tema, ancora una volta, è l’equilibrio tra obiettivi ambientali e salvaguardia della competitività.

Paolo Morandi: «Un evento per “costruire insieme il futuro”»

Il ceo di siderweb e Made in Steel, Paolo Morandi.

Come ha sottolineato il Ceo di Siderweb e Made in Steel, Paolo Morandi, Made in Steel si propone di affrontare le sfide, cogliere le opportunità e costruire insieme il futuro della filiera siderurgica. Un futuro che passa dalla capacità di leggere i cambiamenti in atto e rispondere con strumenti innovativi e collaborativi. In un contesto di incertezza economica, geopolitica e ambientale, la manifestazione si propone come un acceleratore per tutta la filiera siderurgica.

Tre le novità principali presentate da Siderweb. La prima è Industria Acciaio 2050, un progetto che punta ad anticipare i trend del comparto attraverso tavoli di lavoro partecipati da tutti gli attori della filiera. L’iniziativa si concluderà a maggio 2026 con un evento finale previsto a Brescia, cuore pulsante dell’acciaio italiano. Il secondo progetto è Steel Trend, un osservatorio costantemente aggiornato sul mercato siderurgico, che sfrutta l’intelligenza artificiale per migliorare la capacità analitica e fornire letture più accurate degli scenari economici. Infine, Siderweb Educational, una piattaforma dedicata alla formazione e alla divulgazione, pensata per raccontare l’acciaio, i suoi prodotti e le sue applicazioni, con l’obiettivo di aumentare l’attrattività del settore, soprattutto tra i giovani. Non è finita qui. Morandi ha annunciato anche l’arrivo di SiderAi, una piattaforma digitale di filiera che sarà presentata nei prossimi mesi. Un progetto orientato allo sviluppo condiviso, nella logica del “fare sistema”, per aumentare la competitività del comparto attraverso strumenti digitali e collaborativi.



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